Questo brano è tratto dal libro "Fitness e Felicità" di Antonella Lizza. Puoi scaricare l'ebook integrale da AMAZON
"La felicità non esiste; se esiste dura poco. Benissimo sto scrivendo un libro su qualcosa che non c’è, oppure che non si sa come descrivere; dovrei essere molto triste, fare qualcosa di impossibile è la strada verso il fallimento, e quando si fallisce si diventa tristi …
Allora cambiamo strada: la felicità non è avere successo; così se questo libro sarà un totale fallimento oppure no, io sarò felice comunque. E’ molto più facile cambiare la definizione di “felicità” che cercare a ogni costo di vendere milioni di ebook!!!
Bene posso concludere qui tutta la trattazione, esiste una strategia certa per essere felici, bisogna dirsi “sono felice qualunque cosa accada!”.
Non è vero, non basta dirselo, bisogna crederlo e crederlo di istinto, non costringendosi a essere felici. Se questo è il segreto della felicità ammetto che è estremamente difficile da mettere in pratica.
La stessa cosa nello sport: tutti possono allenarsi, tutti possono migliorare, gli atleti però si distinguono perché raggiungono elevatezza tecnica e performance qualitative con inconsci automatismi. Non è che non fanno fatica, non è che non hanno dovuto costruire quel risultato, semplicemente la parte eccellente del loro risultato non è più pensata. Sono quello che sono al momento, fanno quello che fanno al momento.
Io credo che la felicità stia al nostro cuore cosi come l’eccellenza sportiva sta al nostro corpo: ci raggiungono quando non ci pensiamo, quando non ragioniamo su come ottenerlo, quando lo viviamo e basta.
Quando si parla di talento innato si intende questo: la capacità di fare qualcosa per istinto.
Se uniamo l’istinto, la pratica e lo studio arriviamo all’eccellenza. Non tutti possono eccellere, tutti possono imparare dai migliori e diventare bravi.
Possiamo apprendere la felicità dalle persone istintivamente felici , cosi come si impara la pratica sportiva.
Esistono due “campioni” di persone felici: i bambini e gli anziani.
I bambini sono felici senza motivo, gli occhi lampeggiano di curiosità e monelleria, ogni cosa è nuova, speciale, entusiasmante. Esistono bambini tristi, lo diventano se il mondo attorno a loro gli impedisce di essere bambini, poiché il loro talento estremo è la “sensibilità”: non hanno bisogno di parole ma avvertono se un ambiente è positivo o negativo, se il contesto porta energie di felicità o di dolore. Possono essere gravemente feriti dall’ aria, dal niente, dal silenzio.
I bambini tuttavia hanno un dono - anche quando sono tristi o feriti - riescono a curare gli adulti, a lenire grandi problemi con le loro sciocchezze sornione. Quando questo non succede bisogna stare molto attenti perché significa che nella propria vita di adulti si sta raggiungendo un livello poco sano di stress e rigidità mentale ed emotiva.
Mi correggo i bambini non sono felici senza motivo, sono felici perché esistono.
Una perla di saggezza a otto anni:
- domanda adulto “Come fai se hai litigato con il tuo migliore amico e vuoi farci pace?”
- risposta bambino “Mi metto a giocare vicino a lui, quando si mette a giocare con me abbiamo fatto pace”.
Diversamente dai bambini gli anziani sono felici per tanti motivi, hanno una vita intera di cose, persone, fatti, emozioni vissute e frullandole con il quotidiano vivono la felicità o la malinconia. Noi li vediamo lenti, senza futuro, in realtà tutta la loro energia è grandissima: la somma di ore e persone portate dentro, infiniti domani costruiti con microscopici gesti giorno dopo giorno e diffusi attorno a loro.
Ogni persona adulta è condizionata dal bambino che è stata; ogni persona anziana è condizionata dall’adulto che è stato. Tutto quello che abbiamo costruito ci da felicità, se riusciamo a vedere la differenza tra l’effimero e il sostanziale.
Senza scomodare Freud e tutti gli psicoanalisti collegati e contrapposti possiamo trarre facili deduzioni dall’osservazione dei casi reali: bambini felici hanno più possibilità di diventare anziani felici; bambini tristi per trasformarsi in anziani felici devono vivere qualcosa di speciale nell’età adulta.
La trasformazione dalla tristezza alla felicità è sempre possibile anche se nella pratica la maggioranza delle persone fa esattamente l’opposto: trasforma la felicità in tristezza.
Una perla di saggezza a ottanta anni:
- domanda adulto “E’ vero che la cosa più bella da augurare a un figlio è la felicità?”
- risposta anziano “La felicità è una emozione troppo forte, va e viene, porta turbamento … io auguro la SERENITA’ perché significa avere trovato un equilibrio tra le passioni, essere sereni significa non essere esaltati quando le cose vanno bene e non essere sopraffatti quando vanno male”.